Un pomeriggio, un po’ per passione, un po’ per passare il tempo, un po’ per necessità, mi trovavo in cucina a sperimentare una nuova ricetta per cena. Mi trovavo quindi di fronte al lavandino, alle prese con un nuovo impasto, con Linda che come sempre accade quando faccio qualcosa di nuovo e che prevede un po’ di impastrocchiamento, accanto a me, in piedi sulla sua sediolina, con il grembiulino nuovo, maniche rovesciate fino al gomito, pronta ad “aiutarmi”.
Ad un certo punto lei mi dice: “mamma, che cos’è quel fumo”?
Alla parola “fumo”, smetto di impastare (perché ovviamente avevo già iniziato!) ed alzo lo sguardo fuori dalla finestra che dà sul nostro terrazzo: un fumo bianco usciva dai condizionatori ed aveva invaso il balcone!
“Oddio, prendiamo fuoco!” – dico d’istinto. “Mamma, stà tranquilla, vedrai che s’aggiusta” – se ne esce Linda con parole e toni rassicuranti che avrebbero dovuto appartenere a me!
Pensando subito che ci fosse un problema ai condizionatori, spiccico via l’impasto dalle mani e mi precipito con le mani ancora infarinate verso i quadri di comando del sistema di riscaldamento e spengo tutto. Torno a controllare la situazione dalla finestra – mai mi sarei azzardata ad uscire!- ed il fumo sembra essersi arrestato.
Ok, sembra che abbia fatto la cosa giusta.
Resta però un problema: è inverno, fuori è freddo e fra poco lo sarà anche qui dentro visto che ho spento ogni fonte di calore.
Penso allora che la mia “creazione” dovrà aspettare e che trattandosi di un impasto con lievito istantaneo, probabilmente andrà anche a farsi benedire.
Mi ripulisco per bene, calmo Linda che non ne vuole sapere di abbandonare quella ricetta che sarebbe dovuta poi essere la sua e la nostra cena e chiamo Gianluca per avere consigli sul da farsi. Mi dice di provare a riavviare una delle macchine iniziando da quella che porta aria calda in cucina e soggiorno ed eseguo. Nessuna strana reazione della macchina, sembra funzionare tutto ed il calore inizia ad uscire dalle bocchette. Gli descrivo però l’accaduto, di tutto quel fumo, che Linda si era spaventata (mentivo!), così lo convinco a cercare Doris, la ragazza tutto fare nonché nostro insostituibile punto di riferimento per ogni problema riguardante l’appartamento, per l’invio di un controllo tecnico.
In attesa di buone nuove, noi due ce ne torniamo in cucina e, in attesa di una telefonata, provo a rianimare l’impasto tentando di salvare il tutto ma con poche speranze di riuscita. Anche Linda non demorde e mi convince a proseguire.
Dopo poco richiama Gianluca informandomi che sarebbe venuto il tecnico per il controllo appena possibile.
L’ “appena possibile” cinese è quanto di più incerto ed indefinito si possa immaginare…
Ci è già capitato di dover chiedere il loro aiuto per altri piccoli ma frequenti problemini in casa (filtri ostruiti, telefono, connessioni, regolazione gas ecc.) e funziona così: si chiama Doris che contatta l’addetto del caso che viene quando si libera. È vero, ci sono decine di tecnici a disposizione, ma gli appartamenti ad Horizon Resort sono diverse centinaia e se ognuno ha gli stessi frequenti ritocchi da fare, le chiamate sono migliaia!
Attendo allora fiduciosa e mi convinco di dover dare una possibilità al mio nuovo esperimento culinario e così, certa di un invio non tempestivo proseguo, concludo e inforno la preparazione. Speriamo che la cena sia salva!
Come immaginavo, il tecnico tarda ad arrivare ed in casa è sempre più freddo, il forno acceso aiuta ma poco. Infiliamo una maglia in più ed accendiamo una stufetta in sala ingannando l’attesa con un disegno. “Mamma? Disegno il fumo che esce da quella scatola?”- se ne esce Linda. La cosa mi inquietava un po’ così la convinco a cambiare soggetto e lei ripiega su principesse con castello.
E’ quasi ora di cena, ho già apparecchiato e sfornato… ecco il risultato (al prossimo post troverete la ricetta) che accompagnerà un pò di verdure saltate, fortunatamente già pronte :
…quando finalmente qualcuno è alla porta. Anche il campanello non funziona, così per avvertirmi del suo arrivo, il tecnico è costretto a chiamarmi al telefono (che invece è stato di recente aggiustato) per farsi aprire la porta!
Saluta gentilmente, si sfila le scarpe da lavoro e chiede delle ciabattine per entrare in casa come qui si usa: ne abbiamo sempre qualche paio per i tecnici e operai che vanno e vengono in quantità.
Generalmente parlano solo ed esclusivamente cinese e per cui tu ti siedi ed aspetti in silenzio nella speranza che trovino alla svelta l’inghippo, ma stavolta sono fortunata! Questo spiccica anche qualche parola di inglese.
Lo porto in terrazzo dove ci sono i condizionatori (e si rinfila le scarpe!) e, con il mio inglese arrugginito, cerco di spiegargli quello che ho visto e che dopo aver spento la macchina il fumo era cessato.
Mi chiede com’era il fumo. Ci penso…com’era il fumo? Era fumo! Era tanto, denso e…un momento! Era bianco!
“A lot of white smoke!!”- gli preciso convinta.
“White smoke?” – ripete lui, poi mi guarda e aggiunge con un sorrisetto – “it was steam!”.
“Steam?” – Ridico io. Il mio inglese è impolverato ma fino a lì ci arrivo: non è possibile! Mi aveva appena detto che non si trattava di fumo ma di… vapore!!!
Il gentilissimo tecnico poi inizia a spiegarmi che quando è molto freddo, la macchina autonomamente attiva un meccanismo per liberarsi dal gelo e l’aria calda a contatto con l’aria freddissima di questi giorni sembra emettere uno spesso fumo bianco, che è semplicemente vapore. E che ne sò io che marchingegni strani hanno i condizionatori cinesi, e poi è un mese che sono qui e non mi era mai capitato di vederlo prima anzi, se non si fosse accorta Linda, forse ancora non lo saprei che quello che sembrava “smoke” in realtà era “steam”!
Sentendomi un’idiota, con fare dispiaciuto per l’inutile lavoro procurato, lo accompagno alla porta e lo ringrazio comunque per il controllo. Chiamo Gianluca e lo tranquillizzo spiegandogli la storia, lui comincia a ridere e così metto giù, ma ridevo anch’io!
Linda mi ricorda: “visto mammina che non era niente!” – e se ne ritorna tranquilla al suo disegno di principesse e castelli.
Ciao Marta..sono un po indietro con i tempi, ma il tuo blog mi ha incuriosito e cosi ho voluto vedere come te la passavi agli inizi. Non sai come mi hai fatto ridere con questa storia. Mi sono immaginata tutta la scena, con la tua bimba che voleva disegnare il fumo hahahahh. Il tecnico che si mette le pantofole, le toglie e se le rimette 😀 :D!! Ho visto anche l’altro post con il bambino col culetto all’aria senza pannolini, ma sai che penso sia un ottimo modo per non inquinare.
Quando la mia amica torno dalla Cina mi portò foto e racconti magnifici sulla Cina, esperienze diverse dalle tue, di feste, karaoke, raduni rastacinesi, musica, relazioni, famiglie.. Lei ha conosciuto un ragazzo che faceva teatro e infatti ci ha scritto la tesi. Su come vengono educati e cresciuti i bambini con lo scopo di farli diventare quello che si è deciso dall’infanzia. Ovviamente la relazione non è durata, dico ovviamente perchè la sua cultura non combaciava con lo stile di vita della mia amica, che ama viaggiare e vuole essere libera di esprimersi. Insomma, mi sono dilungata, ma volevo dirti che hai fatto bene a mettere tutto nero su bianco, perchè come sta succedendo a me leggendo i tuoi post (come se li vivessi in prima persona), li rivivrai con la mente e con il cuore. ti saluto e con calma finirò di leggere tutto 😉
Sei grande! In effetti all’inizio trovi i mie racconti di primo impatto con questa realtà e quando mi ci imbatto li rileggo e mi emoziono…riuscire a trasferire anche a voi i miei stati d’animo era al di sopra delle mie aspettative!
Prosegui lentamente ma inesorabilmente, è un piacere scrivere per lettori come te! 🙂