Mar 10, 2011

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Tra sogno e risveglio

Una luce tenue inizia a filtrare con discrezione tra le pesanti tende che coprono le cinque grandi vetrate della camera, la ventola dell’aerazione continua senza sosta il suo lavoro, come gli operai del cantiere sotto casa, che per tutta la notte hanno trivellato per rispettare gli eccezionali tempi di costruzione cinesi. Le auto iniziano a sfilare più numerose e rumorose per strada. Comincio a percepire l’inizio di una nuova giornata: mi stò svegliando…
La mia mano scivola sul letto verso sinistra, alla ricerca della mia metà, ma trova le lenzuola ancora tiepide ma vuote. E’ sceso da poco e dai rumori che provengono dalla cucina, capisco che si sta facendo largo sul lavello, tra i piatti della sera, che le attività del dopocena ormai mi impediscono di rimettere al loro posto prima del mattino seguente. Tintinnii metallici: anche oggi sarà il suo consueto mezzo litro di  spremuta di arance a regalargli l’energia  per la mattina, che passione!
Resto ancora sotto il piumino di seta cinese ed ad occhi chiusi mi stiracchio in questo grande letto accogliente che ti invita a prolungare la permanenza  per tutto il tempo che ti è concesso…
Il corpo è ancora incapace di movimenti volontari ma la mente è sgombra ed i pensieri cominciano a circolare in libertà.
Me ne stò qui, godendo di questo magico momento ovattato tra il sonno e la veglia, senza obblighi e doveri, senza programmi o organizzazioni. Penso che per la prima volta ho l’occasione di vivere alla giornata, di farmi guidare dal  mio stato d’animo del momento, dal colore del cielo, dalla forza del vento, dai sorrisi delle persone, dagli incontri inattesi, nella scelta delle attività della giornata.
Realizzo anche che uno dei più importanti momenti che questa  esperienza mi sta regalando è proprio quello del risveglio.
In Italia la sveglia è traumatica ed arriva prima del furgone della raccolta differenziata: con un trillo infernale e imperativo mi obbligava a scendere senza tentennamenti comunque mi sentissi e qualunque cosa volessi in quel momento.
Qui la sveglia è naturale, dolce e amorevole: alle 7.45,  orario in cui esce per andare a lavoro, Luca, dopo essersi preparato per uscire, torna in camera e con un  bacio mi dà il buongiorno necessario per i piccoli rituali preparativi della giornata.
In Italia, con i minuti contati, trangugiavo in piedi la colazione, mi vestivo con un occhio aperto e uno chiuso accanto ad una stufetta che smorzava il freddo del mattino e me ne uscivo all’alba sgattaiolando via come una ladra, lasciando la famiglia alle mie spalle.
Ora col sorriso, ricambio  il bacio, auguro buon lavoro e mi assicuro che  lui abbia preso il pranzo; mi godo per un altro attimo il tepore del nostro nuovo letto poi scendo ed apro tende e finestra per far entrare luce e aria fresca e ne godo a pieni polmoni, accendo le luci riscaldanti del bagno in camera, scelgo ed infilo qualcosa di comodo addosso e mi preparo anch’io un’abbondante spremuta, già diventata anche per me una piacevole abitudine.
In Italia mi fiondavo in macchina, imboccavo la superstrada e poi di corsa verso l’ufficio già con l’angoscia di non arrivare in tempo per trovare un misero parcheggio, la preoccupazione per le beghe di lavoro  e già la testa sulle scadenze, riunioni ed le sicure emergenze, il senso di colpa per aver lasciato tutti nel letto, per le deleghe ai nonni  nei confronti di mia figlia e della sua giornata  che avrei in gran parte perso.
Qui invece proseguo entrando alle 8.00 in camera di Linda per il suo risveglio: apro lentamente le tende, scelgo i suoi vestiti per la scuola, riordino i libricini letti la sera prima di addormentarsi, mi siedo in fondo al letto per osservarla ancora un attimo mentre dorme, mi accosto al suo viso, ascolto il suo respiro caldo ed ancora pieno di notte e sogni, le accarezzo i capelli, le bacio le guance morbide e tiepide, la chiamo dolcemente e ci scambiamo il nostro primo abbraccio della giornata. “Good morning Linda!”.
Che bellezza, che pace, che serenità…quanti risvegli come questi mi sono persa in Italia! Ora che posso  me li voglio godere uno ad uno, mattino dopo mattino, finché ne avrò.
Dopo colazione e vestizione, mettiamo il pranzo nello zaino e via a chiamare l’ascensore.
Forza Linda che lo scuolabus passa alle 8.30! Attraversiamo il cortiletto interno, salutiamo con un “Nihao” il portiere di turno e, attraversata la strada, attendiamo con altre mamme e bambini l’arrivo del pulmino blu della Newton school. Due giochi tra i piccoli, due chiacchiere tra i grandi che è già arrivato. Linda, zaino in spalla, mi saluta e mi tira baci da dietro i vetri del pulmino. Non la sento più ma lei continua a parlare. Leggo il suo labiale che dice: “a dopo mamma!”. “Ciao Linda, buona giornata” – le dico – e la seguo con lo sguardo fino alla prima curva dietro la quale scompare e se ne va.
Le mamme si dileguano imboccando ognuna la propria via di casa, di spesa, di palestra o di lavoro ed io mi lascio ispirare per le attività della mattinata.
Certo, non tutti i giorni sono da fiaba, non tutti  i risvegli sono pacifici, le vestizioni automatiche, le colazioni abbondanti e gli scuolabus puntuali, ma mi prendo volentieri tutto il pacchetto, con alti e bassi, carezze e capricci,  sorrisi e musi,  fanno parte della giornata e della vita di tutti noi.
Per me ora conta esserci, quì ed ora, conta viverle pienamente…

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